La Contact Improvisation è una pratica di danza contemporanea che esplora il movimento attraverso il contatto fisico tra due o più persone. Fondata negli anni ’70 dal coreografo Steve Paxton, questa tecnica si basa su principi come la fiducia, il peso condiviso, l’equilibrio e l’attenzione costante al partner. La danza si sviluppa in modo spontaneo, senza una coreografia prestabilita, poiché i partecipanti rispondono istantaneamente ai cambiamenti di peso, spinta, caduta e forza gravitazionale.

Uno degli aspetti fondamentali è l’uso del punto di contatto, da cui deriva il nome della disciplina. I corpi dei danzatori rimangono in connessione attraverso varie parti del corpo, come mani, schiena, spalle o fianchi, utilizzando questa connessione come guida per il movimento. Il focus è sull’ascolto fisico reciproco e sulla percezione del proprio corpo nello spazio.

La Contact Improvisation promuove anche la consapevolezza cinestetica, migliorando la sensibilità ai segnali corporei e all’ambiente circostante. Questa forma di danza è spesso praticata in ambienti collaborativi, senza gerarchie o ruoli fissi, rendendola accessibile a persone con diverse esperienze e abilità fisiche. Oltre al suo valore artistico, la Contact Improvisation ha anche un’importante dimensione sociale e terapeutica, favorendo il rilassamento, la fiducia e il rispetto reciproco.

Con il tempo, è diventata un punto di riferimento nella danza contemporanea e un mezzo di ricerca sul corpo e sulla relazione con l’altro.


Ho incontrato la Contact Improvisation nel 2004 in un Festival Internazionale dove ero stato invitato ad insegnare ai danzatori la percezione della Fascia. Sin dall’inizio dei miei studi il mio approccio alla CI è sempre stato di tipo Somatico portandomi negli anni ad attivare una ricerca che ho condiviso attraverso l’insegnamento e numerosi articoli. Nel marzo 2023 ho riunito questi scritti in un libro Somatica della Contact Improvisation che è possibile acquistare QUI

Il termine “somatico” deriva dal greco “soma,” che significa “corpo,” e le pratiche somatiche si concentrano sulla percezione e la comprensione dell’intelligenza corporea. Invece di enfatizzare solo il movimento fisico, queste pratiche invitano le persone a sviluppare una consapevolezza profonda delle sensazioni, delle emozioni, delle immagini e dei pensieri che emergono durante l’esplorazione del corpo e del movimento.
Si registra spesso una sorta di ambiguità nella discussione sulla dimensione somatica della Contact Improvisation. Vi è una propensione a portare altre pratiche somatiche nella danza (Somatics in to Contact), piuttosto che investigare il suo aspetto somatico intrinseco. Esplorare la somatica nella Contact non dovrebbe tradursi nell’adozione diretta di una di queste tecniche dentro la CI, poiché quest’ultima è già di per sé una pratica somatica.
Gli aspetti somatici della Contact Improvisation devono essere scrutati dall’interno della pratica stessa, con il suo sguardo, la sua visione, il suo linguaggio.
I fondatori di questa disciplina non hanno intenzionalmente delimitato i suoi confini, lasciando la pratica libera di esprimersi ed evolversi, incoraggiando un continuo spirito di ricerca. È quasi come se ci invitassero a definire la nostra personale cornice di ricerca all’interno di un contenitore più ampio chiamato “Contact Improvisation”.

Dovremmo altresì comprendere che di norma la somatica di per sé non costituisce “la ricerca”, bensì uno strumento attraverso il quale ci avviciniamo all’esplorazione. La consapevolezza somatica, pur essendo fondamentale, è solo il trampolino di lancio per intraprendere la vera ricerca, la quale rappresenta a tutti gli effetti un passo successivo.

Nella Contact Improvisation “Somatica e Ricerca coincidono”, e la ragione sta in quell’intrigato processo chiamato improvvisazione. Le risposte del corpo sono allo stesso tempo un processo somatico, una ricerca e una scoperta continua che dà l’impulso alla danza.

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